9 luglio 2011 – Il destino di Herbert lisi si mostra palesemente nelle fotografie di Capri. Nitide, potenti, in un voluttà che si carica oggi della distanza e del tempo. Un bianco e nero che fonde scena, corpi, costumi e cose, traducendo un’idea sensuale e magnetica del Mediterraneo. Possano essere le forme dei limoni sul banco del chiosco, la scena della tavola nella trattoria, le rocce e il mare, gli angoli e i punti di vista su via Krupp o su Marina Piccola, e i corpi fasciati solo dai costumi, integrati nel paesaggio o colti nel gioco erotico di sguardi incrociati. E su tutto la luce abbacinante che scolpisce e riscaldai soggetti.
Per alcuni versi le fotografie di list portano già con sé tutta la sensualità patinata della pubblicità glamour degli anni Ottanta, quell’immagine della moda iscritta tra Versace e Calvin Klein. Eppure siamo tra gli anni Trenta e i Cinquanta, le sue fotografie rimbalzano dalle pagine di «Vogue» a quelle di «Harper’s Bazar», assorbendo e riflettendo gli echi di una tradizione visiva mediterranea costruita sulla scorta del Grand Tour e nutrendosi della passione tedesca per il mondo classico, tra la Grecia del Partenone e il Mezzogiorno italiano, la Sicilia, Napoli e appunto Capri.
E a Capri approda il viaggio dello spettatore per la terza edizione del Festival di Fotografia che, alla Certosa di San Giacomo, propone oggi l’apertura di una rassegna organizzata dalla Fondazione Capri in collaborazione con Contrasto e soprattutto l’inaugurazione della mostra Mediterraneo. Un’ antologia per immagini, fino al 4 settembre, dove si accostano almeno singolarmente le immagini di Herbert list alle fotografie appositamente prodotte da Maurizio Galimberti, per la cura di Denis Curti.
Perché l’autonomia e la ricchezza espressiva di Galimberti, la ricerca e la rivisitazione intrigante che monta nei mosaici in Polaroid di architetture, cieli e stagioni capresi almeno si impoverisce nell’affiancamento al Mediterraneo classico di list, iscritto nella storia della cultura fotografica del Novecento. Le cinquanta fotografie di list provenienti dall’Estate list di Amburgo restituiscono la seduzione di corpi-statue e statue-corpi, il corpo umano è già -o ritorna ad essere alla maniera classica -abito seducente, quello dei giovani pescatori scolpiti dalla luce e contrapposti al profilo dei Faraglioni, come quello della marchesa Dusmet distesa per un bagno di sole.
List nasce ad Amburgo nel 1903, commerciante di caffè, inizia a fotografare nel 1930 sotto l’influenza surrealista di Man Raye quella incline alla metafisica di De Chirico e Magritte. Nel 1935 si trasferisce a Parigi, comincia a lavorare per le riviste, conosce Gorge Hoyningen-Huene, con il quale parte per la Grecia e poi per l’Italia. Da questo viaggio nascerà il primo libro, «Luce sulla Grecia», e la costruzione di una certa idea della bellezza. Il corpo maschile scolpito, il contrappunto archeologico di statue e templi, l’estrema scelta del rilievo delle forme, un richiamo mai troppo velato all’omoerotismo.
L’occhio di list viaggia intensamente nei paesi del Mediterraneo, appunto Italia e Grecia, Spagna e Francia. A Roma passerà ripetutamente, fotografando i ragazzi di vita di Pasolini magari immersi negli scenari architettonici, e metafisici, dell’Euro Ma l’attrazione fatale è per il Sud: un richiamo prepotente, fisico, erotico. Le scene capresi sono concrezioni sensuale di luce e forme che richiamano impetuosamente una tradizione straordinaria che dalle immagini eleganti di Sommer ci porta fino alle trasgressioni isolane del barone von Gloeden o, per arrivare al presente, alle rivisitazioni pubblicitarie di Dolce & Gabbana.
Giovanni Fiorentino